Nel 1790 venne presa la decisione di costruire un nuovo teatro per la città di Jesi. Ne furono sostenitori un gruppo di nobili cittadini e il Prelato Governatore Mons. D. Pietro Gravina dei Grandi di Spagna, che preventivarono una spesa di 16.000 scudi (in effetti, questa ammonò a 24.000), da recuperarsi con la vendita dei palchetti, in tutto 100, suddivisi su quattro ordini. Il nuovo Teatro della Concordia - secondo la primitiva denominazione - nacque in realtà sui progetti tutt'altro che concordi dei due architetti designati all'opera: il fanese Francesco Maria Ciaraffoni e l'imolese Cosimo Morelli, quest'ultimo senza dubbio superiore all'altro nella progettazione teatrale, di cui fu uno dei più rinomati specialisti dell'epoca. E' a Morelli che si deve, ad esempio, la definizione dell'ampia curva ellittica della sala, da cui dipende la sua ottima acustica. Per le decorazioni pittoriche vennero invece convocati due famosi artisti neoclassici: l'architetto Giovanni Antonio Antolini (autore del celebre Foro Bonaparte di Milano, mai realizzato), al quale spettò la progettazione scenico-arredativa del teatro, e il pittore Felice Giani, che insieme all'ornatista Gaetano Bartolani e agli aiuti Francesco Micarelli e Giuseppe Guiducci dipinse le Storie di Apollo sulla volta della sala. Il teatro venne inaugurato nel carnevale del 1798. Nel corso dell'Ottocento numerosi furono gli interventi a cui fu sottoposto: dalla sistemazione della piazza antistante, verso il 1828, ai lavori di ampliamento, tra il 1834 e il 1837 (anni in cui il Concordia rimase chiuso), sino all'installazione nel 1839 dell'orologio monumentale sulla facciata, finanziato dal principe Beauharnais. in seguito alla calorosa accoglienza ricevuta l'anno prima durante la sua visita a Jesi. Nel 1883 il teatro acquistò la denominazione definitiva di "Giovanni Battista Pergolesi", in omaggio al celebre compositore nato nella stessa Jesi.
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